ERP, PLM e MES sono centrali e le imprese puntano su cloud e verticalizzazione. Avere dati intelligenti aiuta a pianificare e decidere, superando anche le incertezze

Di fronte all’imprevedibile per eccellenza, ha ancora senso parlare di previsioni? L’avvento delle nuove tecnologie, l’avvio del processo di digitalizzazione e, nel 2020, la pandemia hanno richiesto a chiunque operi nel settore della produzione di lavorare con grande flessibilità. I livelli di consumo e di domanda sono oggi sempre meno nel dominio delle aziende, chiamate a fronteggiare una dimensione in cui aspirazioni, attitudini e bisogni del consumatore sono ormai mutevoli. Per chi produce beni, il cambiamento non è semplice da gestire: per natura il mondo della produzione presenta delle rigidità legate
all’esigenza di avere una dotazione fisica, che sfuggono a chi lavora nativamente nel digitale. Le tecnologie, però, possono aiutare. I moderni sistemi di Enterprise resource planning (ERP) negli ultimi anni hanno ampliato il loro territorio di controllo e governo, fornendo risorse informatiche alle diverse aree aziendali anche oltre il perimetro della fabbrica. Un modulo dopo l’altro, i provider di sistemi gestionali hanno incluso nei software Financing, Accounting, Inventory management, fino a comprendere i processi di progettazione. E i sistemi si sono moltiplicati. Se il Product lifecycle management
(PLM) guida e cattura l’innovazione di processo e di prodotto, il Manufacturing execution system (MES) gestisce
e traccia la realizzazione per dare concretezza all’idea. Un insieme di flussi digitali, ormai interconnessi, per mappare ogni passaggio interno alla fabbrica e restituire un quadro puntuale di azioni e processi. Persino nel momento più imprevedibile degli ultimi anni.

Verticalizzazione, cloud e integrazione
D’altronde, l’innovazione deve essere guidata anche dalle richieste del mercato. Sviluppare in maniera solida e certificata nuove soluzioni ha costi enormi per un’azienda software, chiamata quindi a tener conto della capacità delle tecnologie di essere rispondenti alle esigenze degli utenti e portabili su diverse piattaforme. Per trovare un equilibrio tra l’innovazione, da un lato, e il beneficio portato da essa, dall’altro.
Per Marcello Siliano, Product Management Director di
2WS, tre sono oggi le parole chiave dell’innovazione nell’ambito dei software per la fabbrica: verticalizzazione, cloud e integrazione. “Su queste tre parole grandi produttori di software si stanno giocando il mercato”. Le interpretazioni, però, non sono tutte uguali. C’è chi legge il concetto di verticalizzazione come la scelta di avere un software che risponda alle necessità di tutti i mercati – bancario, farmaceutico, di processo – e chi invece si orienta attraverso la selezione di prodotti che hanno già al loro interno soluzioni di verticalizzazione, aggiungendo a esse nuove funzionalità. “Il tipo di soluzione e di approccio si rivolge a mercati diversi. Nel primo caso, avremo un software che abbraccia tutte le caratteristiche di mercato, nel secondo software già specializzati e ulteriormente arricchiti in base alle necessità degli utenti. In entrambi i casi, ma soprattutto nel secondo, è fondamentale avere strategie di integrazione estremamente evolute”, spiega Siliano. Che sia in
real time o differita, l’obiettivo è avere un’integrazione facilmente gestibile e soprattutto completa, in grado di dare tutte le funzionalità

utili per realizzare una comunicazione con software di terze parti. Poi c’è il cloud. Diventato ormai il leit motiv che unisce le indicazioni tecnologiche con la necessità di lavorare in un ambiente integrato, è una risorsa centrale sia per
capacità di calcolo sia per potenza distribuita e riesce a sfruttare al meglio le risorse della Rete. “Il cloud si porta dietro una serie di servizi aggiuntivi, come la gestione della sicurezza e il monitoraggio dei sistemi e tutto ciò che serve per portare ‘nella nuvola’ soluzioni finora solo on premise che ne guadagnano in capacità tecnologica e funzionale”, continua Siliano. Le soluzioni in cloud, così come quelle ibride, hanno l’esigenza di fare comunicare i due mondi in maniera integrata e di garantire tempi di risposta e performance accettabili. “È un motore a ciclo continuo: l’innovazione chiama altra innovazione”

Estratto dallo Speciale pubblicato su Sistemi & Impresa di gennaio – febbraio 2021